TELL, DON'T SHOW - "MICROSCOPERA"

E due. Secondo spettacolo del Teatro a Molla che vedo da quando ho scoperto il gotha dell'improvvisazione italiana. E stavolta ho due motivi: non sono mai stato a Bologna, e ho appena scoperto che Bologna ha ben 2 popcornerie.


Perciò dalla verde e gelida Brianza si organizzano le macchine, si trovano i compagni di viaggio pure a Milano, e si parte. Io al volante, il novizio al mio fianco, l'imbucata alle mie spalle e la sognante innamorata al suo fianco.

Col ricordo di Plagio ancora vivido, si va verso quello che durante i corsi viene sempre usato come l'ESEMPIO maiuscolo di spettacolo d'improvvisazione in Italia. Davvero. Se sul dizionario cerchi "aspettative alte per uno spettacolo", trovi questo.

Per non parlare dei popcorn.

…ed è subito amore.

TELL, DON'T SHOW - "MicroscOpera"

C: Antonio Contartese, Luca Gnerucci, Antonio Vulpio, Olli Rasini, Daniele Mazzacurati, Omar Galvan
RTeatro a Molla, Bologna
O: MicroscOpera
W: Teatro ALEMANNI, Via Mazzini, Bologna - 22 Gennaio 2016


Prima ancora che si arrivi in teatro, MAXIDRAMMA.

La sognante innamorata (innamorata di Vulpio), irrompe:

“Ma davvero Vulpio non c’è stasera?”

“COSA!? Perché insinui questo, donna?”

“L’ha scritto su Facebook…”

“Ok, ora leggi testualmente cos’ha scritto.”


E niente, ha effettivamente scritto che non ci sarebbe stato, ed è subito tragedia, sconforto, lacrime in macchina e in autostrada, il ponte di Calatrava sembra un quadro di Dalì. L’allarme-troll però è alto, perciò lo scetticismo è palpabile. Arrivati al teatro, la notizia si è propagata, e ci si rassegna all’assenza del Fox del nostro cuore. È all’estero. La bimba è stata male. Le cavallette. I marò. Crediamo a tutto.


TELL, DON'T SHOW - "MicroscOpera"

C: Antonio Contartese, Luca Gnerucci, Olli Rasini, Daniele Mazzacurati, Omar Galvan


Conversazione fuori dal teatro - anonimi brianzoli:

“Vabbè dai, c’è Galvan, e poi oh a me loro piacciono proprio tutti.”

“È come una che t’invita a casa a scopare e poi te la fa solo annusare.”

Scena.


Il mio pensiero, spiace dirlo, è tutto su Manuele-dio-del-popcorn, che è lì, all’ingresso, con tanto di moglie e sacchetto strabordante gustosi fiocchi di mais (lo so, sembra più GialloZafferano che una recensione, ma tanto MicroscOpera è indescrivibile). Ci fiondiamo ai nostri posti in seconda fila e iniziamo a sgranocchiare. Nel frattempo, gli attori in maglia a righe d’ordinanza si aggirano per il teatro e il foyer, chi spacciando buoni-sconto, chi buffet luculliani: che io a Gnerucci che ti offre le patatine non so resistere, nemmanco quando ho 5 sacchi di popcorn in mano.

Col magone nel cuore e i popcorn nello stomaco, inizia lo spettacolo. O meglio, l’anteprima. Non si capisce nulla ma le mie iridi sono già a forma di cuore, e Galvan dovrebbe farli lui gli Angelus la Domenica, quello sì che sarebbe uno spettacolo imperdibile. E poi in un delirio di presentazione all’improvviso si apre il sipario in fondo e SBEM! Antonio Vulpio is IN DA HOUSE, mothafuckers! L’atmosfera è quella di quando ti dicono che il Natale è annullato ma poi arriva la sera e con gli occhi ancora lucidi senti il cleng-cleng delle renne fuori dalla finestra. Mi giro, e la sognante innamorata non è mai stata tanto sognante e innamorata.


TELL, DON'T SHOW - "MicroscOpera"

C: Antonio Contartese, Luca Gnerucci, Antonio Vulpio, Olli Rasini, Daniele Mazzacurati, Omar Galvan


E basta, poi dopo 2 pagine di recensione c’è stato anche uno spettacolo. Il problema delle aspettative così fottutamente alte è che non verranno mai rispettate, e infatti così è. Lo spettacolo è diviso in due parti, e la prima, per quanto sia al di sopra della maggior parte degli spettacoli che abbia visto finora, non è perfetta. C’è della mini-ruggine in certi momenti, qualche insicurezza, anche se, parliamoci chiaro, avercele di insicurezze così. Il suggerimento iniziale è la Groenlandia, e il mondo nordico viene gradualmente dipinto in questa prima parte. Pennellate dolci, delicate. Scene-painting come se piovesse. Man mano, le scene prendono forma, impariamo a conoscere e ad amare i personaggi, e da lì è tutta discesa. La seconda parte SPACCA I CULI AI PASSERI.

Lo vedete quell'uomo sottosopra?
Lui è argentino ma è in Australia.
Lei è americana ma è in Groenlandia.

L’unico termine di paragone che avevo era “Plagio”, e lì per me c’era perfezione. Ma erano solo in 3, in 6 non può essere la stessa cosa. Eppure quando ha ingranato, il tempo si è allo stesso tempo fermato e velocizzato. Lo spettacolo ha smesso di essere improvvisazione teatrale e si è trasformato in TEATRO d’Improvvisazione. Un teatro in cui uno può permettersi, all’apice massimo di energia della serata, di fermare tutto e dire “Ehi ma perché stiamo facendo una lotta di wrestling?”, e tutti si fermano e si chiedono perché hanno cominciato a menare un orso e lanciarsi le sedie. Un teatro in cui quando si ride si ride con l’anima, non coi polmoni. Un teatro che è prima di tutto poesia, e poi intrattenimento. Ché è ovvio che si ride, perché la vita è così. Si ride. Ma quanti, quanti sono gli spettacoli in cui, se anche ridi, ridi e basta, e non piangi, non pensi, non ti si muove niente dentro lo stomaco. Qui le persone sono persone vere, anche se lottano con gli orsi o non fanno altro che bere acquavite, anche se parlano con le balene o volano sopra la Groenlandia. Io a queste persone ho voluto bene e le dimentico con nostalgia. Perché a un certo punto tutto finisce, come sempre accade in questo crudele mondo di mandala teatrali, come sempre accade in questo crudele mondo e basta.

Ma poi c'è il bis.

E scopro che il bis a Bologna è qualcosa di mai visto, di tanto semplice quanto epico, e hanno fatto la stessa cosa nell'anteprima ma è diverso, è tutto diverso. Qui è proprio l’Improvvisazione che si prende in giro, si sbeffeggia da sola, fa l'oca, ma intanto ti guarda fisso negli occhi e ti sussurra “Ti ho in pugno, ti posso far credere che sono scema e tutto, ma la vita è permeata di me e io sto sempre lì, mentre dormi, mentre sei sveglio, sempre in agguato, che tu lo voglia o no, ci sei dentro fino al collo, baby”.


E così… Niente, in 3-4 ore si torna a casa, con cuori e stomaci pieni, la consapevolezza che il solo fatto di non poter mai arrivare a raggiungere tanta poesia e bellezza non significa che non si debba tendervi comunque, e un cimelio da incorniciare e appendere in salotto. Oltre a quasi un chilo di popcorn, nuove personali madeleines bolognesi.

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