10 consigli del Maestro Keith Johnstone

“Se potessi dare dei consigli agli Improvvisatori di tutto il mondo, quali sarebbero?”. Theresa Robbins Dudeck, insegnante di recitazione (ed esperta d’improvvisazione) alla Chapman University di Orange (in California), ha posto questa domanda a Keith Johnstone, chiedendo circa un consiglio al giorno, nelle 2 settimane in cui si trovava con lui a Calgary nel 2014, per lavorare alla preparazione del suo archivio per la spedizione alla Stanford University. Queste sono le risposte, insieme ad altri estratti dal suo lavoro raccolti in questo articolo che Davide ha tradotto e adattato per noi.



1.    "Sii più normale possibile". Che, ovviamente, significa “Sii te stesso”. Essendo il primo consiglio venuto in mente a Keith, non è difficile intuirne l’importanza per lui; eppure, è incredibilmente comune che anche gli studenti più esperti sentano il bisogno di essere brillanti o divertenti, quando basterebbe che si rilassassero e capissero di essere perfetti così come sono.

2.    "Non salire sul palco per essere divertente. Costruisci relazioni". Non ci si stancherà mai di ripeterlo. Il pubblico ama vedere relazioni svilupparsi sul palco, e il “divertente” accade in modo naturale, SE vengono create relazioni e se i comportamenti sono realistici.

3.    "Sii realistico. Ogni scena parla di qualcosa. Non puoi avere una narrazione senza implicazioni; di conseguenza, invece di essere vuota, dovrebbe esprimere realisticamente un punto di vista o dei sentimenti profondi”. Se interpreti un senzatetto, non è detto che debba essere sempre ubriaco. O se hai una scena che parla di preti, non è necessario che siano sempre buoni. Un po’ come nelle vignette satiriche: non si dovrebbe mai parlare del nulla.

4.    I palchi esistono anche nella vita reale: i baristi sono in scena. Quando interagiamo con un cliente stiamo improvvisando l’azione e il dialogo in tempo reale. Continuare ad agire con calma ed efficacia mentre qualcuno ti fissa è un’abilità utilissima. Non puoi nuotare indossando un’armatura, e non puoi entrare in contatto con le persone se hai il terrore dell’interazione umana – a prescindere da quanto tu riesca a nasconderlo.
(estratto dal manuale “Loose moose training”, del 1990)

5.     "A chi tocca? Devi saperlo. Se tutte le scene sono tue, devi pagare gli altri attori.”

6.     "Non lasciare che le risate del pubblico ti condizionino a essere disgustoso.” Spesso Keith paragona il pubblico a una “grossa bestia intelligente che ha bisogno di essere stuzzicata”. Il pubblico è, nel suo insieme, estremamente intelligente: certo, gli spettatori potrebbero ridere sguaiatamente per le volgarità (ad esempio il vomito), ma non significa che vogliano più scene sul vomito! Eppure, per l’Improvvisatore alle prime armi in cerca d’approvazione, la risata derivante dai comportamenti/gesti più bassi potrebbe portarlo a ripetere simili atteggiamenti in cerca di “risate facili” e verosimilmente a discapito di tutto il resto. “La risata distrae, ha scritto Keith in “Impro for storytellers”. Spesso sono solo gli ubriachi, gli adolescenti e altri Improvvisatori a ridere, mentre il grosso del pubblico resta immobile, con le braccia conserte”. Gli Improvvisatori devono prestare attenzione. In questo modo, gli sarà più facile scoprire che il modo migliore per stuzzicare e coinvolgere la “grossa bestia intelligente” è tramite la rappresentazione di personaggi realistici all’interno di narrazioni solide, con un caleidoscopio di reazioni ed emozioni.

7.     "Quando hai imparato a NON bloccare (una offerta n.d.r), blocca SE può servire d’ispirazione al tuo partner”. Di nuovo, si tratta di prestare attenzione al tuo partner ma anche di seguire la regola del “Sì, e” nell’improvvisazione. Anche Keith ha sempre incoraggiato i principianti ad accettare qualsiasi offerta, per imparare a sviluppare l’azione. Ma a un certo punto, gli studenti imparano che dire “no” a un’offerta non è considerata negazione SE sviluppa l’azione e porta avanti la storia.

8.     “Se hai bisogno di zittire il pubblico, prova ad alzare le mani coi palmi rivolti alla platea. Devono essere più in alto delle loro teste. Le posizioni in cui le mani sono vicine alla faccia sono deboli. Le mani vicino all’inguine o sopra la testa provocano urla degne di una popstar. Le mani in alto e aperte zittiscono il pubblico. Sorridi mentre lo fai. Perché mai si dovrebbe voler zittire un pubblico che ride in modo incontrollabile? “La risata costante, così come i continui giochi riempitivi, stanca molto facilmente. Soprattutto all’inizio della serata”. Il pubblico vuole varietà. Vuole un ventaglio d’esperienze.

9.    Un consiglio che va a tutti gli Improvvisatori di Theatresport "Gli Improvvisatori dovrebbero essere divertenti, non gli arbitri. Gli arbitri sono i burberi genitori. Gli Improvvisatori sono i figli indisciplinati”.

10.    E infine: “L’improvvisazione dovrebbe essere un’espressione di bontà”.

GRAZIE, KEITH!

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