La Galanteria nell’improvvisazione
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Will Hines |
Tra la miriade di post, mi ha colpito questo sulla Chivalry, qui tradotta come Galanteria
nell’improvvisazione.
Qualcosa da insegnare: sul palcoscenico, gli Improvvisatori dovrebbero
essere dei galantuomini con le Improvvisatrici. Uso il termine “galanteria”
perché comunica “rispetto” e fa capire che esiste un doppio standard. La galanteria
determina i comportamenti maschili più di quelli femminili. Questo non perché
le Improvvisatrici lo richiedano, ma perché il pubblico stesso lo chiede.
Per esempio: generalmente una donna può molestare verbalmente un uomo,
il pubblico lo apprezza. Se un uomo fosse verbalmente molesto nei confronti di
una donna, il pubblico si sentirebbe molto a disagio. Prima un Improvvisatore
lo capisce, prima avrà successo sul palco.

Questa è una questione separata
rispetto a quella più generale del rispetto nell’improvvisazione. Il rispetto e
il sostegno sono regole valide per tutti. Tutti devono ascoltare, reagire e
cooperare senza distinzioni di genere. Dire che abbiamo bisogno di galanteria,
vuol dire semplicemente fare in modo che il pubblico ci veda come uomini e
donne e che non se lo dimentichi.
Nei livelli più bassi d’improvvisazione,
c'è sempre abbondanza di ragazzi che trattano le ragazze come strani robot. Ci
sono anche le ragazze che non sono sicure di quanto possano far valere le
proprie ragioni senza violare il sacro "Sì, e". I termini “galanteria”
e “cortesia” sono termini utili in quei casi. “In questa classe seguiremo le
regole della galanteria”, dico dopo la prima scena a carattere sessuale. “I
ragazzi non dovrebbero mai mettere le ragazze in una situazione scorretta/che
non sia serena, sul palco. Nessuno dev’essere mai messo in situazioni di
disagio, i ragazzi devono comportarsi da cavalieri con le ragazze”.
Analizzare quello che è giusto e
sbagliato che gli uomini facciano alle donne sul palco (e viceversa) è
difficile e provante. E la gente ama discutere i dettagli. “E cosa succede se è
l’attrice che CHIEDE all’attore di essere sessualmente provocante?”; “e se
l'apertura di scena riguardasse i vibratori?”; “e se il monologo fosse su uno
zio inquietante che fa strani massaggi al collo?”. Le discussioni in rete
riguardo l’argomento sono sempre estremamente lunghe. Gli articoli di “uomini
vs. donne nel teatro” ricevono un’attenzione sproporzionata.
In classe, la faccio breve e
dico: “Potremmo discutere all'infinito su situazioni ipotetiche, ma ragazzi: si
sa che cosa sia maleducato; non fatelo”.
Questo succede perché non ci sono
regole rigide. Dipende da quanto gli attori si conoscono, dal loro livello di
consapevolezza, dalla sicurezza di sé e dal talento, da quali argomenti si sono
sviluppati in apertura di scena, da quello che è già successo nello show… E
ognuno di noi ha diversi livelli di tolleranza personale.
[…]
Ho visto un sacco d’inizi-scena
fastidiosi tra uomini e donne che comprendevano tutti i gradi di malizia e
ingenuità. Ho visto ragazzi afferrare ragazze che non conoscono bene e fingere
di mimare una scopata da dietro come MOMENTO INIZIATICO. Ho visto ragazzi
chiamare una ragazza “troia” alla prima battuta. Ho visto 12 ragazzi attaccare
l’unica ragazza in classe in un gioco di gruppo, quando lei non stava facendo
assolutamente nulla di diverso rispetto a tutti gli altri. Questi sono i
cattivi esempi. Gli insegnanti dovrebbero fermare immediatamente questo tipo di
scene, facendo subito notare quanto sia maleducato che un ragazzo faccia cose
simili a una ragazza, e o far ripartire la scena o passare ad altre due persone.
[…]
Mi piace metterla in termini di pubblico piuttosto che
parlare dei sentimenti dell’attrice. L’attrice, se ama improvvisare,
probabilmente non vorrà che altri combattano le proprie battaglie, non si
offenderà come si offenderebbe il pubblico. Non è giusto per me come insegnante
pensare di sapere come si stia sentendo e, francamente, non importa. Non si
tratta di un singolo studente, ma di creare uno standard di buona educazione
condivisa da mostrare al pubblico.
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