Smart Impro

Negli ultimi anni l’improvvisazione teatrale ha prodotto moltissimo, non solo in Italia.
Grazie alla collaborazione tra realtà di tutto il mondo, sono nati una miriade di nuovi format, per uno, due o decine di attori sulla scena; li abbiamo visti coi pupazzi, musicali, muti, comici, drammatici, basati su storie vere, che prendono spunto da fotografie, mapping, suono e quant’altro; tutto questo ha trovato spazio in decine di festival nazionali e internazionali dove è transitato tutto quanto si possa immaginare su un palco.

Già.
Su un palco.

Perché in termini di nuovi “spazi”, questi prolifici ultimi anni hanno prodotto ben poco.
L’eterna sfida tra improvvisazione-in-teatro e improvvisazione-in-tv è finita in uno stallo tra le parti e per lo più hanno avuto la meglio i sostenitori della magia dell’impro svolta esclusivamente dal vivo, sul palco.

L’improvvisazione extra-teatrale è sempre stata vista come una nicchia difficilmente realizzabile, non certo come un’opportunità da cogliere al volo; ma del resto la stragrande maggioranza di chi si approccia o pratica questa disciplina lo fa in funzione della performance dal vivo, a stretto, strettissimo contatto col pubblico, perché la MAGIIIIIAAAA dell’improvvisazione sta tutta lì, nel contatto col pubblico.

“Lo spettacolo senza di voi non esisterebbe.”
“Fatevi un applauso, siete anche voi attori con noi su questo palco.”


Poi è arrivato il Covid.
E nell’emergenza è cambiato tutto. Tutto.

Non c'è stato il tempo per accendere confronti o fare proposte.
Tra lockdown e rischio contagio, l'unica possibilità per continuare a lavorare è stata agire subito, da casa, attrezzandosi al meglio e facendo sbarcare sul web contenuti didattici e performativi.

Nel giro di 48 ore abbiamo riscoperto Skype e siamo stati travolti da Zoom, Jitsi, Teams, Duo e gli immancabili Instagram e Facebook. Le videoconferenze sono entrate prepotentemente nelle nostre vite e hanno inglobato il mondo dell’improvvisazione come nuovo unico contenitore possibile. Le app che permettono le videochiamate online, un tempo relegate a specifiche esigenze lavorative, e spesso bistrattate in favore di “prendiamoci un caffè e parliamone faccia a faccia”, hanno assunto il ruolo di palchi virtuali accogliendo per oltre due mesi (e chissà per quanto ancora) le uniche proposte di improvvisazione aperte al pubblico o agli iscritti delle scuole.

Proprio lì, incasellati tra le scacchiere di Zoom o nelle palline di Jitsi, si sono visti riadattare spettacoli dal vivo, alcuni buoni e altri dei quali si sarebbe potuto tranquillamente fare a meno, ma anche format nuovi, godibili e che sul web hanno trovato molta più dignità di quella che probabilmente troverebbero in teatro, per non parlare degli spettatori.
Tutto questo è accaduto in tutto il mondo contemporaneamente (con al massimo uno scarto di qualche settimana dovuto a lentezze governative di alcuni Paesi).


A fronte di tutto ciò, vogliamo rubare e modificare la domanda di Raf:

“Cosa resterà
di questi anni ‘20?”

Non è che nel frattempo, mentre l’improvvisazione teatrale era impegnata a domandarsi se vuole più bene a mamma o a papà, si è aperta una voragine che ci ha risucchiati più o meno tutti e in cui tutto sommato ci si potrebbe persino trovare bene?

Nasce da qui l’idea di un osservatorio sulla fase 1 dell’improvvisazione.
Quali soluzioni potrebbero sopravvivere una volta che l’emergenza sarà passata, sotto forma di nuove risorse di linguaggio, magari in aggiunta al palco? Cosa ha funzionato? Non ci interessa giudicare nessuno, ma semplicemente osservare e raccontare (“facendo, dove serve, anche nomi e cognomi”), perché forse, se è vero che non saremo migliorati molto come esseri umani dopo questa esperienza, l’improvvisazione potrebbe stupirci tutti ancora una volta ed essere meglio di noi: con meno limiti, più tecnologia, più internazionalità. O invece, con una vita esclusivamente da palco e da qui e ora, anche per lei non è cambiato niente.

Stiamo raccogliendo le esperienze sviluppate in questo periodo - da Marzo a Maggio 2020 - seguendo una non-logica ispirativa, senza la presunzione di analizzare OGNI esperienza, ma aperti a suggerimenti da ogni parte del mondo per aiutarci a scoprire e verificare un panorama più ampio possibile.

Da qui parte la nostra nuova avventura: 3, 2, 1…

di Stefano Augeri in collaborazione con improvvisatori.it

Commenti

  1. Parlo della mia esperienza Smart durante il lockdown. La mia associazione (Coffee Brecht) per scelta della direzione artistica ha realizzato degli incontri su zoom solo per soci. Quindi tutto quello che è stato creato non è stato divulgato al pubblico. La qualità delle cose oscillava dalle boiate pazzesce alle perle di qualità. In generale l'esperenza è stata gradevole e apprezzata. Resta il punto che personalmente è stato un palliativo. Non sono riuscito a godermi spettacoli di altre scuole, nè di "professionisti" . Apartengo alla categoria che l'improvvisazione va vissuta dal vivo

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