TELL, DON'T SHOW - "Blue - Il musical improvvisato"

Molte consapevolezze cambiano, in pochi mesi. Fino a un anno fa, mai avrei pensato che su un palco potessero essere improvvisati i versi di Shakespeare. Poi al MIIM ho visto gli School of Night e devo ancora riprendermi. Poi Dan O'Connor a MITICO ha parlato di interi spettacoli sullo stile di Cechov, Jane Austen, Sondheim… E proprio a una delle loro ultime fatiche, "il miglior musical che Sondheim non ha scritto", ho pensato scoprendo di questo nuovo spettacolo dei Bugiardini (anche loro entrati nella mia vita improvvisativa durante MITICO).


La gita non è delle più comode, ma sicuramente andare a Vigevano è più pratico del viaggio verso Roma, sede dei nostri eroi. Che non sarebbe neanche particolarmente scomodo, se non mi fossi trovato a Mantova quel giorno. Va bene, vi risparmio le mie fatiche, ma come promemoria, non fate mai Mantova-Vigevano di venerdì all'ora di punta. A meno che non sia per andare a vedere questo spettacolo.

TELL, DON'T SHOW - "Blue - Il musical improvvisato"

CEmanuele Ceripa, Francesco Lancia, Fabrizio Lobello, Tania Mattei, Simona Pettinari, Fabio Pavan
R: I Bugiardini, Roma
O: Tournée
W: Teatro MODERNO, Vigevano - 9 Ottobre 2015

La carovana brianzola raggiunge il luogo giusto in tempo per accomodarsi nelle prime file di un teatro quasi pieno. E la quantità di pubblico passa in secondo piano rispetto alla gioia sui volti degli spettatori all'uscita. Ma andiamo con ordine.

Come ogni spettacolo d'improvvisazione che si rispetti, si parte dal suggerimento del pubblico. Un luogo. Qualcuno dice "piscina". Qualcun altro dice "fabbrica della Volkswagen". E l'attualità non può non vincere. Durante la votazione, i volti degli attori che gradualmente prendono coscienza di cosa li aspetta è impagabile. Se avete immaginato l'espressione sul loro viso, tenetela da parte, tornerà utile più tardi. E quindi niente, lo spettacolo sarà ambientato in Germania, nella fabbrica più in fermento del mondo, in cui un capo senza scrupoli costringe i dipendenti a ostentare felicità in ogni ambito e momento della giornata lavorativa, che siano operai o simulatori di pioggia. Non mancano gli affari di cuore, i tradimenti, i sogni, i disturbi di personalità e persino una rivoluzione felice. Perché quando sei costretto a mostrarti felice, il miglior gesto di ribellione è esserlo veramente.

SPOILER ALERT: nel finale, il capo malvagio trova la serenità in Italia:
"Sono sicuro che quest'italianità farà bene alla Volkswagen!"

Il tutto condito dalle splendide musiche del Maestro Pavan, e dall'uso di una scenografia semplice e oggetti di scena estremamente poliedrici: bastoni, ombrelli, cappelli, piccoli accessori in grado di creare mondi sorprendentemente dettagliati. Ma poi le musiche. Chiedo venia, ma devo tornarci sopra. I brani non erano perfetti, le coreografie erano improvvisate e sicuramente un musical "vero" ha una marcia in più, ma niente di tutto questo è percepito a livello emotivo. Attori, Attrici e Maestro sono stati in grado di creare non solo qualcosa che non c'era e mai più ci sarà, ma anche di far sembrare facile la realizzazione di uno spettacolo con una perfetta armonia tra parti recitate e cantate, tra personaggi e avanzamento della storia. Questo spettacolo non solo si trova lassù nell'Olimpo delle grandi creazioni improvvisate che vorremmo poter rivedere, ma supera molti sedicenti musical "veri".

Con questo non si pensi che siano mancati gli errori o le imperfezioni. Non è pensabile che non ci sia qualche sbavatura nelle coreografie, o qualche attacco disarmonico durante le canzoni. Ma la differenza tra un professionista e un principiante sta nel come viene gestito un "errore", nel quanto si è in grado di prendere qualsiasi cosa accada e incorporarlo nella storia. E questo I Bugiardini lo fanno egregiamente, tenendo allo stesso tempo un'atmosfera seria e frivola, azzeccando i momenti perfetti in cui svaccare e rispettando le scene più serie, necessarie alla trama. Emblematico l'episodio più caratteristico di questa versione di BLUE, in cui un disturbo delle casse, risultante in un fastidioso fruscìo durato qualche secondo, è stato prontamente incorporato dalla voce fuoricampo di Francesco Lancia e trasformato in un rilevatore di disonestà. Da quel momento, ogni possibile bugia raccontata in scena dai personaggi è stata sottoposta all'improvvisata macchina-della-verità: "Le bugie vengono individuate da questo suono. Appena capiamo come rifarlo".


Concludo la recensione col mio momento preferito. Il dipendente suggerisce al capo di trasferirsi in Italia, nella magica terra di Campobasso. Fabrizio Lobello ci pensa qualche secondo e all'improvviso i suoi occhi s'illuminano. Parte la musica, e il volto di Francesco Lancia (ricordate l'espressione che avete messo da parte qualche paragrafo fa?) passa per tutte le fasi del lutto, e gli si legge chiaramente negli occhi "No vabbè, non sta per fare una canzone su Campobasso, non può farlo, non/ L'ha fatto davvero". E ci piace immaginarlo così, questo spettacolo: nell'Olimpo del teatro, tra gli dèi dell'improvvisazione. Che, come tutti sanno, si trovano nella magica terra del Molise.

E noi aspettiamo con trepidazione il ritorno della compagnia romana nel Nord Italia, siamo sempre felici di vedervi e mischiarci con voi. Chissà, magari qualcosa bolle già in pentola! Ma non si può dire! Acqua in bocca! Silenzio!! SHHH!!!

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